Carpe Diem
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“La poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore; sono queste le cose che ci tengono in vita”
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Queste le parole del professor Keating, interpretato da Robin Williams, in un film che vuole essere un inno alla bellezza, all’ambizione, all’umanità e alla libertà: sto parlando dell’Attimo Fuggente. Il film è ambientato nel 1959 in un collegio maschile del Vermont, in cui la cattedra di letteratura viene assegnata al già citato professor Keating che, a differenza degli altri docenti, ha un approccio originale, intraprendente e coinvolgente, volto non solo a far interessare i ragazzi alla materia, ma anche a valorizzare loro, le loro passioni e talenti, a spingerli a seguire la loro strada e a insegnargli a vedere le cose da un’altra prospettiva. I suoi metodi non convenzionali hanno il doppio effetto di preoccupare colleghi e genitori, che vorrebbero per i figli carriere di medici o banchieri, e di entusiasmare profondamente gli studenti, tanto che riportano in vita “la Setta dei poeti estinti”, un gruppo clandestino di poesia di cui faceva parte lo stesso Keating nei suoi anni da studente; il titolo originale della pellicola è proprio “Dead Poets Society”.
Il film a mio parere è allo stesso tempo di un conforto unico e di un dolore tanto profondo quanto necessario: le grida di questi ragazzi il cui futuro è già stato scelto dai genitori, intrappolati in una vita che non vogliono e che sanno non li renderà felici, che, per un attimo, si fanno speranzose quando loro trovano il coraggio di mostrarsi, di farsi vedere e di essere loro stessi, sotto la guida di un insegnante che, finalmente, li accoglie per quello che sono, ogni voce con la sua individualità: il timidissimo Todd, poeta e scrittore, che pensa di non valere niente; il ribelle Charlie, o meglio Nuwanda, esuberante ed entusiasta; Knox, romantico e coraggioso; il geniale e leale Meeks; l’ambizioso e gentile Pitts; e l’inclusivo, deciso e appassionato Neil, talentuoso attore e confortante amico, colui che forse più di tutti ha provato a cogliere l’essenza del carpe diem, insegnatagli da Keating:
“Adesso avvicinatevi tutti, e guardate questi visi del passato: li avrete visti mille volte, ma non credo che li abbiate mai guardati. Non sono molto diversi da voi, vero? […] Il mondo è la loro ostrica, pensano di esser destinati a grandi cose, come molti di voi. I loro occhi sono pieni di speranza: proprio come i vostri. Avranno atteso finché non è stato troppo tardi per realizzare almeno un briciolo del loro potenziale? Perché vedete, questi ragazzi ora sono concime per i fiori. Ma se ascoltate con attenzione li sentirete bisbigliare il loro monito. Coraggio, accostatevi! Ascoltate! Sentite? “Carpe”, “Carpe diem”, “Cogliete l’attimo, ragazzi”, “Rendete straordinaria la vostra vita””.
Tutti ragazzi la cui individualità viene invece schiacciata dai genitori che non comprendono, a cui neppure interessa, che la felicità dei figli non dipende, non sempre o non solo almeno, da una carriera illustre e rispettabile; che opprimendoli in questo modo, non li stanno solo privando delle loro passioni, ma della vita stessa. E le loro voci individuali si fondono in un unico grido, in un unico “O capitano, mio capitano!” urlato all’insegnante che gli ha donato la consapevolezza di quello che sono e di quello che possono essere; perché nonostante quello che è successo, loro l’hanno capito, hanno compreso che vivere e sopravvivere non sono la stessa cosa.
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Tutto questo, che di per sé è spettacolare, si unisce a colori caldi e, oserei dire, familiari, alla straordinaria performance di Robin Williams e degli altri attori, fra cui troviamo un giovane Ethan Hawke nei panni di Todd, e soprattutto alla bellezza: ogni frase qui è poesia, pura e semplice poesia, e l’amore per la letteratura e la vita sfocia in ogni parola, in ogni verso, con un’importanza esistenziale, necessaria e dolce. E da noia la letteratura diventa passione, e non si rivela altro che un modo per comprendere la vita.
Se in queste giornate di dicembre siete appesantiti dal carico di studio, vi sentite stanchi, confusi o oppressi da standard che voi o altri vi hanno imposto, ricordate di cercare la bellezza, di sperimentare, di appassionarvi e di essere ciò che siete, perché:
“Citando Walt Whitman, “O me o vita, domande come queste mi perseguitano. Infiniti cortei di infedeli. Città gremite di stolti. Che v’è di nuovo in tutto questo, o me o vita. ” Risposta: “Che tu sei qui, che la vita esiste, e l’identità, che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso. Che il potente spettacolo continua e che tu puoi contribuire con un verso.” Quale sarà il tuo verso?”
Emma Grazioli
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