Chi è Artemide?

L’identikit
Se, durante una passeggiata nel bosco, doveste imbattervi in una donna bellissima, dotata di arco e faretra è altamente probabile che si tratti proprio di lei, Artemide. Questo è infatti l’aspetto che gli antichi ci hanno tramandato della dea che vive nei boschi della Grecia, insieme ad alcune ninfe che le fanno da ancelle. Artemide è figlia di Zeus e Latona e sorella gemella di Apollo; è una delle dodici divinità maggiori dell’Olimpo greco e la sua origine risale ai tempi più antichi. É la dea della caccia, dei boschi, del tiro con l’arco e degli animali selvatici ma è anche la dea dei riti femminili, della luna e la protettrice della verginità e dei bambini. Il suo animale sacro è il cervo.
L‘origine
La nascita di Artemide fu veramente leggendaria: Latona, sua madre, era una delle tantissime e sfortunatissime amanti di Zeus. Figlia dei titani Ceo e Febe, secondo la Teogonia di Esiodo, dovette affrontare le conseguenze della gelosia di Era nei suoi confronti. Per l’appunto, non solo si vide trasformata in quaglia nel momento dell’accoppiamento con Zeus, ma venne anche perseguitata dal mostro Pitone, inviato da Era e le fu predetto che non avrebbe potuto partorire su alcuna terra dove splendesse il sole, a causa della maledizione di Era. Fortunatamente Latona trovò una zona sicura sull’isola di Delo, che era in perenne galleggiamento nei mari e che quindi non era soggetta alla maledizione e lì partorì Artemide.
Alcuni miti riportano che la dea Era, pur di impedire il parto di Latona, giunse a rapire Ilizia, la dea delle partorienti. Solo l’intervento degli altri Dei, che offrirono alla regina dell’Olimpo una collana lunga nove metri, riuscì a convincere Era a desistere dal suo intento.
La decisione
Il poeta greco Callimaco, nel suo “Inno ad Artemide” narra che la dea, all’età di circa tre anni, sedutasi sulle ginocchia di Zeus, chiese al padre di rimanere eternamente vergine, di essere chiamata con molti nomi come suo fratello Apollo e di concederle sessanta Oceanine di nove anni come ancelle e venti ninfe figlie del fiume Amniso perché si curassero dei suoi calzari e dei suoi cani quando si sarebbe riposata dalla caccia. Zeus accontentò la figlia e le donò, inoltre, trenta città che avrebbero onorato soltanto lei, nominandola custode delle loro strade e dei loro porti. Artemide, dunque, si recò subito sul monte Leuco, a Creta, e poi sul fiume Oceano, che racchiude il mondo, dove scelse le ninfe che sarebbero diventate sue ancelle. Sotto invito di Efesto si recò nelle fucine dei Ciclopi, dove chiese a questi di forgiare un arco d’argento e un fascio di frecce, ottenuti i quali si recò in Arcadia, dove Pan le diede tre segugi dalle orecchie mozze e sette segugi spartani.
Eracle
Troviamo Artemide nel racconto di molti miti; in una delle sue fatiche, per esempio, fu ordinato a Eracle, Ercole per i Romani, di portare ad Euristeo la cerva di Cerinea, animale sacro ad Artemide dalle corna d’oro e dagli zoccoli di bronzo. Eracle, che non voleva ucciderla né ferirla, portò a termine questa fatica senza ricorrere alla forza. Instancabilmente la inseguì per un anno intero, su e giù per la Grecia, e la catturò presso il fiume Ladone, in Arcadia, ferendola leggermente con una freccia a cui era legata una lenza.
Si gettò la cerva sulle spalle e si affrettò verso Tirinto. Artemide andò incontro ad Eracle e lo accusò di aver maltrattato la cerva a lei sacra. Eracle tuttavia si difese, dicendo di essere stato costretto, facendo ricadere la colpa su Euristeo e promettendo di lasciare libera la cerva subito dopo averla presentata al re, e così fece.
Atalanta
Un altro personaggio mitologico con cui Artemide si legò in modo particolare fu Atalanta, che, ancora in fasce, salvò dalla morte per assideramento, dopo che suo padre, Iaso, re dell’Arcadia, l’aveva abbandonata a morire su una roccia; mandò infatti da lei un’orsa che la allattò finché non venne raggiunta da alcuni cacciatori. Atalanta mostrò sempre una grande riconoscenza nei confronti della dea ma non cercò mai di diventare sua seguace.
Tra le sue avventure, Atalanta partecipò alla caccia del Cinghiale Calidonio, mostro che Artemide aveva inviato per distruggere la città di Calidone, dopo che il re Eneo si era dimenticato di lei durante i sacrifici per celebrare il raccolto. La cacciatrice riuscì, con l’aiuto del giovane Meleagro, ad uccidere il mostro senza scatenare l’ira di Artemide sulla città una seconda volta.
Le Amazzoni
Artemide era adorata in particolare dalle Amazzoni per la sua abilità nella caccia e per l’indipendenza femminile che rappresentava, tuttavia, neppure loro divennero delle seguaci devote alla dea. Otrera, la prima regina delle Amazzoni, una volta conquistate alcune città dell’Asia Minore, pensò fosse meglio mostrare alla dea cacciatrice un po’ di gratitudine. Decise perciò di costruire un tempio dedicato ad Artemide nella città di Efeso, sulla costa occidentale dell’attuale Turchia. All’interno del santuario venne posta una statua della dea e il tempio si guadagnò la fama di rifugio per le donne. Infatti, qualunque fanciulla avesse raggiunto l’altare e avesse implorato protezione sarebbe stata difesa da tutta la città, se necessario.
Artemide è quindi una dea eccentrica e piuttosto distaccata dai suoi compagni dell’Olimpo, ma sicuramente affascinante e indocile. Alla prossima divinità!
Giorgio Corsetti

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