Chi è l’anarchico più famoso d’Italia?
Alfredo Cospito è diventato nelle ultime settimane un personaggio conosciutissimo, presente in tutti i canali di informazione e nei discorsi delle persone. La sua notorietà è scaturita dalle manifestazioni e dagli attentati ad opera dei gruppi anarchici compiuti nel nostro Paese e anche in altre parti del mondo per protestare contro la sua incarcerazione sotto regime di 41-bis, causa scatenante dello sciopero della fame che lo sta pian piano indebolendo.
Una vita da fuorilegge
Cospito ha militato fin da giovane tra le file degli anarchici, esprimendo pensieri antigovernativi e insurrezionalisti. È stato condannato una prima volta nel 1991 per diserzione aggravata a un anno e 9 mesi ma fu poi graziato dall’allora Presidente della Repubblica Cossiga dopo uno sciopero della fame (uno strumento che oggi capiamo essere il preferito da Cospito per attirare attenzione su di sé).
La sua è stata una militanza attiva e impegnata, come dimostra il suo ruolo nella redazione del giornale clandestino anarchico rivoluzionario KN03.
Nel 2012 inizia l’odissea di Cospito nelle carceri italiane, dopo l’arresto e la condanna a dieci anni e otto mesi, per la gambizzazione di Roberto Adinolfi, il dirigente dell’azienda italiana Ansaldo Nucleare. L’anarchico non ha mai mostrato alcun segno di pentimento per il terribile gesto e anzi, raccontò di aver provato ‘gioia’e ‘godimento’, nel momento in cui sparava i 3 colpi di pistola verso la sua vittima. Mentre si trovava in carcere e stava scontando la sua pena, è stato accusato e incriminato per l’attentato esplosivo avvenuto il 2 giugno del 2006 alla scuola allievi carabinieri di Fossano (Cuneo): due ordigni piazzati in due cassonetti dell’immondizia davanti all’ingresso dello stabile esplosero, senza provocare fortunatamente né morti né feriti. Secondo la ricostruzione giudiziaria, il primo ordigno doveva servire ad attirare sul posto le forze dell’ordine, il secondo doveva esplodere subito dopo; per i giudici fu quindi solo un caso se non ci furono vittime.
Questo tentativo, giudicato dalla magistratura come “atto terroristico diretto ad attentare alla sicurezza dello Stato”, ha portato alla condanna di Cospito alla pena durissima dell’ergastolo ostativo. L’ergastolo ostativo è una particolare pena detentiva, solitamente attribuita a terroristi e mafiosi, che prevede un ergastolo duro permanente (senza cioè alcun premio per buona condotta). In aggiunta a ciò, nel maggio scorso, l’ex ministro della Giustizia Marta Cartabia ha disposto per l’anarchico il regime di reclusione in 41-bis, la pena più dura che il nostro Paese preveda. Il 41-bis fu introdotto nel Codice penale nel 1986 per quei soggetti che, seppur in carcere, erano in grado di organizzare i clan o le bande del proprio territorio e farsi mandanti di stragi, rapine o traffici illeciti; ha una durata di 4 anni con una possibile duplice proroga di due anni. Il detenuto è in totale isolamento, ha diritto a sole 2 ore d’aria al giorno, un solo colloquio possibile con i parenti per 1 ora al mese, una limitazione del possesso di oggetti personali e il controllo della posta in entrata e in uscita.
Le motivazioni che hanno portato alla decisione di sottoporlo al cosiddetto “carcere duro” sono stati i numerosi messaggi che Cospito inviava all’esterno del carcere nei quali incitava alla rivolta e alla lotta violenta contro “il dominio dello stato”.
Una protesta strategica
In segno di protesta contro la sua detenzione, Cospito ha iniziato il 20 ottobre 2022 uno sciopero della fame, che lo ha portato alla perdita di più di 40 chili e ha costretto le autorità competenti a trasferirlo dal carcere Bancali di Sassari a quello di Opera a Milano, dove esiste un centro clinico attrezzato per assisterlo.
La battaglia di Cospito, però, ha assunto anche sfumature più ambiziose e al contempo pericolose: dai documenti letti in aula dal deputato di Fratelli D’italia Donzelli (su cui per altro c’è un’indagine in corso per diffusione di informazioni segrete) risulta che il 12 gennaio Cospito abbia incontrato in carcere, durante un trasferimento, alcuni boss mafiosi, esponenti del clan dei Casalesi e alcuni ‘ndranghetisti e abbia detto loro che la battaglia da lui intrapresa non è solo per sé , ma per l’abolizione del carcere duro e dell’ergastolo ostativo tout court.
La vicenda, come dicevamo, è mediaticamente esplosa per alcuni atti terroristici ad opera degli anarchici, come l’incendio della macchina dell’ambasciatrice italiana in Grecia, o gli attacchi alle ambasciate in Spagna e Germania, o ancora, le auto in fiamme dei dirigenti della Tim e le occupazioni di alcune università del nostro Paese.
La risposta delle istituzioni
Il governo Meloni ha risposto con fermezza alle proteste e ha rigettato categoricamente le richieste di Cospito; l’udienza del tribunale della Cassazione per decidere sul ricorso presentato dai legali dell’anarchico pescarese contro la decisione del tribunale di sorveglianza di Roma che ha confermato il regime speciale per quattro anni è stata fissata per il 24 febbraio.
Non ci resta che sperare che lo Stato, coeso, riesca a far fronte alle violenze illogiche e sovversive di quella parte di popolazione, assolutamente riprovevole, che si professa anarchica e utilizza le armi del terrore e dell’intimidazione per minare le Istituzioni.
Nicola Santacatterina
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