Il nome “Dagestan” non sarà certo nuovo a quelli di voi che sono interessati alle arti marziali, specialmente al wrestling e al mondo della UFC. In questo luogo infatti, sono nate delle vere e proprie leggende in questi campi: Khabib Nurmagomedov, Islam Machačev, Khamzat Chimaev… personaggi che hanno fatto la storia delle arti marziali internazionali. Ma la combattività dimostrata dal popolo daghestano non è nuova. Il Daghestan ha una lunga storia di conflitti, guerre e scontri politici, che hanno portato questo paese a essere considerato una delle zone più “calde” del mondo. Vediamo nel dettaglio l’evoluzione del Daghestan e quanto questo paese, seppur piccolo, abbia lasciato un’impronta importante nella storia. 

GEOGRAFIA E DEMOGRAFIA:

Il Daghestan è per area e per popolazione la più grande regione del Caucaso settentrionale, con una superficie di 50270 km² e poco più di 3 milioni di abitanti, appartenenti a circa una trentina di etnie. Le più diffuse sono i darghini, i cumucchi, i lezgini, e soprattutto gli avari, etnia a cui appartengono i grandi personaggi citati qui sopra. La religione più diffusa è l’islamismo (come si può capire anche dall’etimologia particolare dei nomi degli abitanti), seguita da una minoranza cristiana e ebraica, quest’ultima rappresentata dagli Juhuru, gli ebrei delle montagne caucasiche.

Locazione geografica del Daghestan

LA STORIA:

La sua lunga storia comincia a essere nota grazie alle scoperte dello storico greco Strabone, il quale parlò di popolazioni che chiamò Degai (o Ghelai).

Nome certamente influenzato dalla cultura persiana sasanide, il Daghestan e alcuni suoi esponenti di spicco furono chiamati Tabarsaran-shah (signori del Tabarsaran), riferendosi all’area che giace a ovest della città di Derbent.

Parzialmente cristianizzato intorno al V-VI secolo, il Daghestan cadde nell’orbita arabo-musulmana in età omayyade, ma una non trascurabile importanza ebbe anche il giudaismo, espresso attraverso la cultura dei Khazari, costruttori di un impero che sarà travolto dai russi solo nel X secolo.

Tra il XIII e il XIV secolo i territori del Daghestan fecero parte della cosiddetta Orda d’Oro mongola. Sotto Taberlano si diffuse velocemente l’islamismo nell’intera area caucasica. L’islam si diramò ulteriormente nel paese grazie alla conquista del Daghestan da parte dell’impero ottomano. 

L’area caspica fu contesa dai Russi agli Ottomani per lungo tempo, a partire dalla conquista russa di Astrachan’, ma fu solo nel XIX secolo che i russi riuscirono ad avere partita vinta. Pietro il Grande aveva inviato, già nel 1722, una spedizione armata che s’era impadronita di Derbent e due anni dopo, in un trattato, gli Ottomani riconobbero alla Russia i possessi ottenuti.

La Russia riuscì con difficoltà a mantenersi nel Daghestan anche nel corso del movimento popolar-religioso guidato dal musulmano Ghazi Muhammad (chiamato dai russi “Qāzī Mulla”), sconfitto solo nel 1832. Suo figlio Hamza Beg e, dopo di lui, Shāmil, proseguirono la rivolta e per un quarto di secolo le montagne del Daghestan, unificate nell’Imamato del Caucaso, furono pressoché precluse alle forze russe.

LA GUERRA:

Nel 1997 un gruppo sempre maggiore di daghestani fondamentalisti si riunì attorno alla figura di Bagautdin Kebedov (o Magomedov), predicatore fondamentalista di etnia àvara. Nell’aprile del 1999 Kebedov, come emiro (comandante) della Jama’at islamica del Daghestan, incominciò a predicare in Cecenia il Jihād per liberare il Daghestan e le zone circostanti dalla presenza russa (aiutati dall’associazione terroristica Al-Qaeda).

Un gruppo di Jihādisti daghestani

Il 4 agosto, tre giorni prima dell’invasione, alcuni uomini del Ministero degli Interni russo furono uccisi in un’imboscata messa in atto da miliziani al servizio di Kebedov, tra il confine della Cecenia con il Daghestan, sfregiando la reputazione di inafferrabilità della Russia. Questa guerra, che durò dal 7 agosto al 14 settembre del 1999, seppur corta provocò un numero assurdo di vittime, 2500 soldati islamici e 500 russi, più un numero incalcolabile di morti civili. 

Questo conflitto ha portato il Daghestan a distaccarsi ulteriormente dai compatrioti russi, e la volontà di indipendenza nel paese è elevatissima.

IL DAGHESTAN NEL MONDO

Il Daghestan è divenuto noto in particolare per essere una fabbrica instancabile di atleti abilissimi, come già detto sopra. Nell’ambito delle arti marziali, poi, è un’eccellenza. Il wrestling è l’arte marziale più praticata, e ultimamente molti wrestlers daghestani stanno facendo il loro debutto nella UFC (Ultimate Fighting Championship), una delle istituzioni più acclamate per quanto riguarda le arti marziali. Il segreto del successo di questi atleti è probabilmente il duro allenamento a cui sono sottoposti. Corse sui monti, nuotate controcorrente in acque gelide: Khabib Nurmagomedov ci racconta addirittura che da giovane suo padre lo faceva lottare con cuccioli di orso per migliorare la sua tecnica di presa, e gli diceva di continuo “se l’orso ti morde, tu mordilo ancora più forte!”. Inoltre, la freddezza russa unita alla disciplina islamica ha portato alla creazione di un prototipo del guerriero perfetto, resistente ed equilibrato, forte e costante, capace e devoto.

Un piccolo khabib intento a mandare KO un cucciolo di orso

Queste sono le peculiarità più interessanti di questa terra, e spero che il lettore possa averle trovate intriganti almeno quanto l’abbia fatto io. 

Damiano Borghetti