La guerra secondo Putin

È il 21 febbraio, il primo anniversario dall’inizio dell’offensiva russa in Ucraina e il presidente Vladimir Vladimirovic Putin è atteso per un discorso alla Nazione, che in realtà rivolgerà all’occidente e alla NATO più che ai suoi concittadini.

Il Presidente russo apre il discorso con un nuovo tentativo di legittimazione della guerra. Iniziata come operazione per denazificare l’Ucraina, presentata poi come necessaria per la liberazione e l’annessione delle Repubbliche del Donbass e di Lugansk, e giunta infine a essere la giusta reazione all’eccessiva espansione dell’influenza NATO in Europa orientale, la guerra adesso ha come scopo quello di difendere la sopravvivenza stessa della Federazione russa, detestata dall’occidente a tal punto da rischiare il collasso. Non stupirà inoltre che l’ormai dittatore accusi gli Stati Uniti per lo scoppio della guerra e la sua durata: secondo il capo del Cremlino, gli USA stavano addestrando in Ucraina, battaglioni nazionalisti in funzione anti-russa, oltre che preparare una speciale offensiva punitiva nel Donbass e la sperimentazione su cavie umane di nuove armi di distruzione di massa. Le accuse all’Occidente però non sono finite qui. Putin afferma infatti che l’occidente avrebbe impedito una soluzione pacifica con il suo continuo invio di armi, e che la Russia avrebbe risolto senza la violenza la crisi se gli Usa e i suoi vassalli (così infatti definisce i paesi europei) non fossero intervenuti.

“Un anno fa, al fine di proteggere le persone nelle nostre terre storiche, per garantire la sicurezza del nostro paese, per eliminare la minaccia rappresentata dal regime neonazista emerso in Ucraina, è stata presa la decisione di condurre una speciale operazione militare. E passo dopo passo, con attenzione e coerenza, risolveremo i compiti davanti a noi. Nel frattempo, abbiamo fatto tutto il possibile, davvero tutto il possibile per risolvere questo problema con mezzi pacifici, negoziando pazientemente una via d’uscita pacifica da questo grave conflitto. Ma alle nostre spalle si stava preparando uno scenario completamente diverso. Le promesse dei governanti occidentali, le loro assicurazioni sul desiderio di pace nel Donbass si sono rivelate un falso, una crudele menzogna. Hanno semplicemente preso tempo, si sono impegnati in imbrogli, hanno chiuso gli occhi sugli omicidi politici, sulle repressioni del regime di Kiev, sulla presa in giro dei credenti e hanno sempre più incoraggiato i neonazisti ucraini a compiere azioni terroristiche nel Donbass. […] E voglio sottolineare che anche prima dell’inizio dell’operazione militare speciale, Kiev stava negoziando con l’Occidente sulla fornitura di sistemi di difesa aerea, aerei da combattimento e altre attrezzature pesanti all’Ucraina. Gli Stati Uniti e la NATO hanno rapidamente schierato le loro basi militari e i loro laboratori biologici segreti vicino ai confini del nostro paese, hanno dominato il teatro delle future operazioni militari nel corso delle manovre, hanno preparato il regime di Kiev a loro soggetto, l’Ucraina che avevano reso schiava, per una grande guerra. […] Voglio ripeterlo: sono stati loro a scatenare la guerra, e noi abbiamo usato la forza e la usiamo per fermarla. Proteggiamo la vita delle persone, la nostra stessa casa.”

La determinazione, o forse la disperazione, di Putin è tale che è tornato a minacciare l’uso di armi nucleari per uso tattico, dato che questo viene consentito se l’esistenza della Nazione viene messa in discussione. Sempre sull’armamento nucleare la dichiarazione più preoccupante è l’abrogazione del trattato New Start, che prevedeva una limitazione delle armi nucleari e monitoraggi sull’arsenale russo da parte del personale statunitense e viceversa. Questa notizia non è una sorpresa, perché ormai da qualche mese i russi impediscono i controlli, tuttavia sicuramente è una affermazione che causa timore: l’arsenale nucleare russo è già enorme, e la volontà del Cremlino di evitare la raccolta di informazioni su di esso può rappresentare l’intenzione di ampliarlo ulteriormente, portando dunque la Russia in una posizione superiore rispetto agli stessi Stati Uniti.

La guerra secondo Biden

Nei giorni del primo anniversario dall’inizio della guerra il presidente americano Joe Biden è volato in Europa, visitando prima la capitale ucraina Kiev e successivamente la Polonia, per serrare le file tra gli alleati, far sentire la presenza americana e rinsaldare il fronte occidentale nello scontro sempre più totale contro la Russia. Il discorso pronunciato davanti al Castello Reale di Varsavia è stato breve ma deciso, e ha lanciato diversi messaggi.

“Kiev è forte, fiera. Resiste e continua a essere libera. Il Cremlino pensava che ci saremmo arresi e invece la Nato oggi è più unita che mai. Le democrazie del mondo si sono rafforzate, non indebolite. Dopo un anno dall’inizio della guerra, Putin dubita ancora che la Nato possa restare unita. Ma la Nato non si dividerà e noi non ci stancheremo”.

Non sappiamo quali fossero le previsioni della Russia e degli Stati Occidentali ma di certo le parole di Biden rispecchiano i risultati sul campo, e un generale sentimento di opposizione al nemico e di rivalsa da parte degli ucraini; nonostante le attese, effettivamente gli alleati sono rimasti compatti nel sostegno a Kiev e ciò fino ad ora ha permesso la sua salvezza. Tuttavia non basta, è questo il motivo per cui Biden è giunto in Europa: la guerra durerà ancora a lungo, gli eserciti non mostrano segni di cedimento, e le strategie non sono cambiate. L’Ucraina ha e avrà ancora per molto tempo un vitale bisogno degli aiuti europei e americani. E Biden lo ribadisce: “Il nostro sostegno è solido come una roccia, e difendere ogni centimetro del territorio della Nato è un impegno sacro, ogni attacco contro uno di noi è un attacco a tutti”.

In seguito controbatte alla narrazione di Putin sull’origine e la causa della guerra: “L’Occidente non voleva attaccare la Russia come ha detto oggi Putin, i nostri nemici non sono milioni di russi che vogliono vivere in pace con i loro vicini. La guerra è una scelta di Putin e gli Stati Uniti e i loro alleati annunceranno nuove sanzioni contro la Russia questa settimana”.

E infine accusa: “La Russia ha compiuto pratiche ripugnanti e crimini contro l’umanità senza vergogna, per esempio lo stupro come arma di guerra e il rapimento di bambini ucraini”.

Dietro le parole

Quello che si deduce dal discorso di Putin può risultare preoccupante, se non terribile. L’Occidente, alleato dell’Ucraina, si trova davanti come avversario una superpotenza mondiale, che non ha intenzione di fare passi indietro, anzi è disposta all’uso di ulteriore violenza per raggiungere il proprio scopo; un classico esempio di “Il fine giustifica i mezzi”, che nel caso di Vladimir Putin si tramuta in “Non posso perdere per nessun motivo”.

La Russia e l’Occidente rimangono agli antipodi su ogni aspetto politico, militare, commerciale, e questo non può che significare che si continuerà con il muro contro muro, fino a che l’Ucraina (questo è il punto di vista degli Occidentali, non verrà liberata dagli invasori e non riacquisterà il completo controllo della propria libertà territoriale.

Diego Placidi e Mattia Limardo