La nascita della leggenda

Eracle, letteralmente la “gloria di Era” è uno dei più famosi eroi della mitologia greca, che trova anche spazio e rappresentazione in altre mitologie come quella latina, dove è conosciuto con il nome di “Ercole”.
Egli nasce dall’unione clandestina tra Alcmena (sposa di Anfitrione) e Zeus.
Nella stessa notte dell’incontro segreto tra i due verrà concepito anche il fratello, solo per metà, dell’eroe: Ificle, il quale combatterà al fianco di Eracle in alcune sue avventure.
Eracle, essendo figlio di Zeus, è un semidio, il cui grande potere è attribuibile alla forza sovrumana che manifesta sin da quando è in fasce: egli infatti ucciderà, strangolandoli, due grandi serpenti inviati da Era, furente per la condotta del consorte.
Il padrino Anfitrione ne riconobbe dunque il potenziale sin da subito e gli fece avere un’educazione degna di un dio, non solo fisica ma anche intellettuale.
Inizialmente vi fu anche un tentativo di insegnare al piccolo la musica con il supporto del maestro Lino, discepolo di Apollo, che suonava la lira; tuttavia il bambino finì accidentalmente per ucciderlo colpendolo con lo strumento alla testa con la sua forza innaturale.
Comincia dunque un nuovo percorso educativo per lui, portato avanti con l’ausilio del centauro Chirone.
Così nasce la leggenda del grande Eracle, l’eroe che dedicò la vita alla protezione delle genti ed al buon agire.

La vocazione eroica

L’ormai adolescente Eracle, dopo aver ricevuto la sua educazione ideale, si trova davanti a un bivio: scegliere la via del Piacere o quella del Dovere, entrambe rappresentate da donne molto avvenenti.

Il giovane aderirà alla strada del Dovere, diventando così l’esempio di eroe per eccellenza e dedicandosi dunque ad agire per il bene della comunità: tra le sue prime imprese infatti ricordiamo come a mani nude uccise un animale feroce che stava sterminando le greggi locali. Per premiarlo di tale impresa, il re Tespio gli offrì una notte di furore con ciascuna delle sue cinquanta figlie, da cui ebbe per l’appunto cinquanta figli.

Ma la storia delle passioni e degli amori di Eracle non si conclude qui: dopo aver portato Tebe alla vittoria contro gli Orcomeni, il re della patria vincente diede a lui in sposa la figlia Megara, di cui si innamorò, portando alla luce otto figli.
Durante la sopracitata battaglia morì il padre adottivo di Eracle, Anfitrione, da lui successivamente vendicato.

L’ira di Eracle ed il suo declino

Lasciata Tebe per rimettersi in viaggio in cerca di nuove avventure, la città protetta da Eracle finì in balia di un nuovo tiranno.
Questo, dopo aver ucciso molti degli amici dell’eroe e minacciato di stuprare Megara, ne provocò il ritorno.

Eracle, colto dall’ira, massacrò l’uomo ed in preda alla collera uccise anche la sua stessa famiglia. A causa di ciò tenterà il suicidio, ma sarà fermato dall’eroe Teseo, che lo scorterà al cospetto dell’oracolo di Delfi.
Questo gli comunica che, per riscattarsi dal suo misfatto, dovrà compiere ben 12 fatiche.

Le 12 fatiche di Eracle

Comincia dunque il viaggio di redenzione del nostro eroe, il quale si ritroverà a dover compiere l’impossibile: come ad esempio uccidere un leone a mani nude, combattere eserciti interi da solo, sterminare un gruppo di centauri, catturare il terribile cane infernale cerbero.
Nonostante le difficoltà incontrate Eracle finirà con successo il suo percorso, ritrovando così la gioia e una nuova moglie: Deianira, madre di altri suoi due figli.

La fine del mito

Passano gli anni in felicità e serenità per Eracle, fino a che la moglie non viene rapita dal centauro di Nesso, invaghitosi della donna.
L’eroe prontamente debellerà infuriato il nemico con una delle sue frecce.
Prima di morire però il centauro riuscirà a far credere a Deianira che il marito la stia tradendo e la indurrà ad ucciderlo facendogli indossare una tunica impregnata del suo sangue velenoso.

Il gesto sarà fatale per Eracle, che con le sue ultime forze sradicherà alcuni alberi per costruire la pira dove sarà bruciato.

Tra gli ultimi affanni esala la grande leggenda, massimo simbolo di virilità e di responsabilità nella cultura greca e non solo.

Un eroe “gentile” ma con problemi di gestione della rabbia

Dalla sua storia è possibile evincere come Eracle abbia dedicato la sua vita alla protezione, non solo della sua famiglia ed i suoi cari, ma di intere comunità e regni.
Questo perché si tratta di un eroe diligente, buono, i cui poteri sono sfruttati soltanto per il bene. Egli preferì sempre il dovere ai piaceri, con i quali fu comunque ricompensato alla fine di ogni sua impresa nel corso del tempo.

Tuttavia questo attaccamento radicato alla protezione ed alla difesa, combinato alla sua forza disumana, lo porta a ricadere sovente nella violenza sfrenata verso i nemici e non solo: verso le persone da lui amate.
Eracle non è un essere perfetto, non è un dio, possiede poteri divini, ma ha un cuore umano: questo segnerà la sua rovina.

Luce Rodolfi