Il 25 novembre, in occasione della Giornata internazionale contro la violenza sulle  donne, si solleva il velo su una realtà ancora troppo presente e silenziosa che viene spesso messa a tacere. La violenza di genere non è solo un problema individuale, ma una piaga sociale che affonda le radici in una cultura che, nonostante i grandi progressi e conquiste del mondo femminile, è ancora di stampo patriarcale e presenta tuttora forti disparità tra uomo e donna. 

La Violenza sulle Donne: Un Fenomeno Sociale e Culturale 

Secondo i dati forniti dall’Istat, in Italia 1 donna su 3 ha subito violenza fisica o  sessuale nel corso della sua vita, mentre 7 milioni e 400 mila donne sono vittime di  stalking. Si tratta di cifre spaventosamente alte, che però vengono spesso sottovalutate o, peggio ancora, minimizzate. Per giunta, oltre alla violenza fisica, ne esistono altre forme, meno evidenti, ma che causano danni di pari gravità se non maggiore, come la manipolazione psicologica/emotiva, o il controllo economico e lavorativo da parte dell’uomo.  

Mascolinità Tossica e Patriarcato 

Un altro aspetto della società patriarcale che alimenta questi atti violenti è la  cosiddetta “mascolinità tossica”. Questa espressione si riferisce alla visione distorta e nociva della virilità, che attribuisce all’uomo tratti come il dominio e la prevaricazione. Si tratta di un concetto che non solo causa comportamenti aggressivi, ma che crea anche un ambiente in cui gli uomini sono spinti a reprimere le loro emozioni genuine e vulnerabilità. La società di stampo patriarcale, infatti, stabilisce ruoli fissi e rigidi per uomini e donne: ogni tipo di non-conformità è visto come una minaccia all’ordine prestabilito. 

Questo enorme divario lo si ritrova in qualsiasi ambito della vita quotidiana, dal lavoro alla famiglia, dalla politica alla cultura. Le donne continuano a essere  sottorappresentate e svantaggiate in molti settori. Consideriamo ad esempio l’ambito lavorativo: il tasso di occupazione femminile in Italia si ferma al 48%, contro il 68% degli uomini; è sostanziale anche la disparità salariale: secondo l’Istat, le donne guadagnano in media il 20% in meno rispetto agli uomini, una differenza che non si giustifica né in termini di competenze né di produttività.
Inoltre, nel mondo del lavoro, le donne incontrano ostacoli nell’accesso alle posizioni di vertice, rappresentate solo da un 20%.

Bisogna quindi sottolineare come il movimento che ha per fine l’emancipazione della donna abbia ancora tantissima strada da fare, poiché vera emancipazione significa libertà di scelta, sia nel campo lavorativo che personale e, soprattutto, significa vivere senza paura di subire violenza, discriminazione o molestie. 

Cosa Bisogna Migliorare? 

Non possiamo fermarci all’indignazione di fronte a questi dati. È urgente promuovere politiche che contrastino la violenza di genere, ma anche interventi che affrontino la disparità economica e sociale. A partire dall’introduzione di politiche di congedo parentale più equo, che favoriscano la parità tra i sessi anche nel mondo del lavoro e che non affidino l’intero carico genitoriale solo sulle spalle della donna, fino alla creazione di programmi educativi che sensibilizzino le generazioni future.
Inoltre, è fondamentale investire in servizi di supporto per le donne vittime di violenza, garantendo loro protezione, supporto psicologico e assistenza legale. Le leggi esistenti vanno rafforzate e la loro applicazione deve essere più incisiva. La società nel suo complesso deve essere educata alla parità, non solo come valore, ma come condizione per una convivenza sana e civile. 

I problemi che colpiscono il mondo femminile riguardano tutti, senza distinzione di  genere. Non possiamo più fare finta di niente. È tempo di una presa di coscienza  collettiva, di un cambiamento profondo che parta da ogni individuo, da ogni istituzione e da ogni luogo di lavoro. Solo così possiamo sperare di costruire una società che, finalmente, possa chiamarsi uguale per tutti e per tutte. 

Beatrice Nikolli