UNA STORIA HOLLYWOODIANA

I protagonisti della storia che sto per raccontarvi sono Carol Bundy e Douglas Clark. Non sto parlando di un film, di una serie televisiva o di un libro, ma semplicemente dell’orribile e crudele realtà.

Si conobbero la notte di Natale del 1979. 

Solitamente era lei a corteggiare gli uomini, così spesso che rimase sorpresa quando Doug si interessò a lei per primo; questo perché aveva vissuto tutta la sua vita all’ombra dell’incredibile bellezza della madre, che, nel mezzo di un attacco, probabilmente psicotico, l’aveva disconosciuta come figlia, a differenza della sorella minore. Questa aveva invece ereditato tutto lo splendore della madre, e Carol provava per lei una profonda invidia. Inoltre, crescendo grassottella, guardandosi allo specchio vedeva se stessa sempre più brutta e non degna di qualsiasi tipo di considerazione.

La loro relazione cominciò e, quando Doug si trasferì nell’abitazione di lei, conobbero una ragazzina di undici anni della quale, gradualmente, cominciarono ad abusare sessualmente (è bene sapere che anche Carol, alla morte della madre, aveva dovuto subire le medesime violenze da parte del padre, quindi in un’anticamera della psiche aveva molto probabilmente normalizzato questo tipo di comportamento). Carol e Doug, man mano che la relazione procedeva, cominciarono a confrontarsi e condividere le loro fantasie più oscure e contorte, e Doug le confessò di avere una sorta di propensione alla necrofilia. Lei, non potendo permettersi di rimanere sola, assecondò queste sue perversioni, tanto che acconsentì a farsi un bagno ghiacciato e, durante l’atto sessuale, a rimanere immobile, emulando un corpo privo di vita.

Una notte, Doug si recò in un quartiere che brulicava di prostitute, il Sunset Strip. Scelse Charline, ventiduenne, e, durante l’atto, cominciò improvvisamente ad accoltellarla; ma lei miracolosamente riuscì a scappare e si salvò. 

Carol, notando gli abiti insanguinati dell’amato una volta rincasato, lo aiutò a pulirsi.

Un’altra notte Doug tornò sulla Sunset Strip e invitò un’altra prostituta, Marnette, diciassettenne. Durante l’atto, le sparò, e abbandonò il suo cadavere in una discarica abusiva.

Dopo circa un mese, adescò altre due ragazze, le sorellastre Cynthia Chandler e Gina Marano. Doug dopo poco accostò e sparò a entrambe. Sistemati i cadaveri nel bagagliaio, guidò fino a un garage che aveva precedentemente affittato, e qui li violentò. La sera stessa ne abusò nuovamente e se ne disfò.

Poco tempo dopo, questi vennero ritrovati. Guardando la conferenza stampa in diretta, Carol sospettò che il colpevole di tutti quei delitti fosse proprio il compagno. Allora Doug la accompagnò in macchina sul luogo dove si era disfatto dei cadaveri e confermò tutti i dubbi che lei già aveva.

Il 20 giugno 1980 i due, questa volta insieme, si diressero verso la Sunset Strip e attirarono un’altra prostituta, Katy, ma durante l’atto Carol, che avrebbe dovuto spararle, tentennò; allora Doug, prendendo in mano la situazione, concluse l’azione. Insieme poi si disfarono del cadavere.

Il giorno dopo, Doug ripetè la sua solita routine, senza Carol: attirò un’altra ragazza, che stava chiacchierando con altre due prostitute, la fece salire in macchina e completò il copione. Questa volta, però, la decapitò, e abbandonò poi il corpo.

Tornato a casa, mise la sua testa nel freezer, ricevendo i complimenti da Carol. Questa infatti ne restò affascinata, e la truccò. 

Dopo circa un mese, Carol andò a comprare una scatola di legno per porre al suo interno il capo della povera vittima, per poi abbandonarla in un parcheggio.

La sera stessa tuttavia un uomo, trovato il contenitore, chiamò la polizia, che ricollegò l’omicidio con i crimini precedentemene commessi sui cadaveri di Gina e Cynthia, a causa dei medesimi proiettili utilizzati. Qui si cominciò a parlare del Sunset Strip Slayer.

Data ormai la popolarità degli omicidi commessi da Doug, in casa cominciò ad aleggiare un po’ di tensione. 

Poco tempo dopo, Carol scrisse una lettera di suicidio nella quale si prendeva l’intera responsabilità dei comportamenti assunti da Doug e di averlo spinto a commettere gli omicidi. Chiamò alcune sue amiche infermiere (lavorava infatti come tale in un ospedale) per avvisarle che stava per privarsi della vita, si iniettò grandi quantità di insulina e assunse un’intera boccetta di tranquillanti. Si recò poi in un ristorante. 

Da questo si può probabilmente comprendere il fatto che forse, trovandosi in un luogo pubblico, sperava di farsi soccorrere immediatamente e quindi di salvarsi, e che confidava nel fatto che le autorità avrebbero trovato la lettera di suicidio, nella quale sostanzialmente denunciava il compagno per i crimini da lui stesso commessi. Tutte queste macchinazioni furono però inutili, poiché Doug, trovata la lettera, se ne sbarazzò. Lei restò comunque in coma per quattro giorni.

Qualche tempo dopo, Carol si recò da un suo amante passato, Jack Murray, e lo sedusse. Poi, nel furgone di lui, gli sparò. L’uomo non morì al primo colpo, quindi continuò a sparare e lo accoltellò. Dopodiché, lo decapitò e lasciò il cadavere nel furgone.

Successivamente tornò a casa, mostrò la testa di Jack a Doug e, insieme, se ne disfarono. Questa non fu più ritrovata.

Il 9 agosto, il corpo in decomposizione della vittima fu rinvenuto.

Pochi giorni dopo, Carol raccontò alle sue colleghe di tutti gli omicidi e crimini commessi; tornata poi a casa, fece lo stesso al telefono con la polizia. Confessò quindi tutti gli omicidi compiuti da Doug, e anche di essere stata lei stessa la responsabile della morte di Jack, dicendo: “Devo dire che uccidere è divertente, come andare sulle montagne russe”.

Venne arrestata, e con lei anche Doug. Ribadì: “Sì, uccidere è divertente, ma non prendetemi per una psicopatica”, e poi ancora: “Ci siamo divertiti proprio tanto con la testa di quella ragazza, mi piaceva truccarla e pettinarla, era un po’ come avere una barbie”. Confessò anche che, oltre alle vittime precedentemente citate, ce ne erano state molte di più, e che Doug era davvero ossessionato dalla necrofilia.

Doug, al contrario di Carol, disse che lui non aveva niente a che fare con i crimini commessi in quel periodo, e che era Carol la pazza assassina.

Nel 1983 cominciò il processo di Douglas Clark, che decise di difendersi da solo. Durante il processo emersero tutte le prove che testimoniavano contro di lui: un diario dove annotava gli omicidi, riviste e pubblicazioni di BDSM estremo e di necrofilia e l’arma del delitto, posizionata in un condotto dell’aria nella fabbrica dove lavorava. Così Doug venne riconosciuto colpevole di sei omicidi e di un tentato omicidio, e dunque condannato a morte. 

Carol invece venne riconosciuta colpevole di due omicidi, ma morì in prigione per problemi al cuore.

Doug continua a sostenere di essere innocente, ma soprattutto dice che in realtà i Sunset Strip Slayers sono Carol e Jack Murray.
Carol avrebbe in questo modo ucciso Jack a causa di un litigio e poi incastrato lui, e la polizia lo avrebbe arrestato solamente per l’opinione pubblica, non potendo ovviamente permettersi di arrestare Jack. Ora, questa teoria può sembrare campata per aria, ma in realtà ci sono alcune prove anche contro Jack: è molto probabile che lui effettivamente fosse coinvolto in tutto ciò, e c’è chi teorizza che loro potrebbero essere stati un trio. Tra gli averi di Jack è stato ritrovato un distintivo della polizia, che sembra lui usasse per fare violenza su alcune prostitute, senza pagarle.

Francesca Modena