Il volto della Scozia

Dopo 8 lunghi anni di governo, Nicola Sturgeon, primo ministro della Scozia, ha annunciato le sue dimissioni dalla carica e dal partito di cui era leader, il Partito Nazionale Scozzese.
Lady Sturgeon è stata il simbolo della lotta politica per l’autonomia scozzese: ministro della sanità tra il 2007 e il 2012, successivamente ottenne il ruolo di ministro delle Infrastrutture fino al 2014. La sua carriera ebbe una svolta in seguito al referendum del 2014 in cui gli Scozzesi furono chiamati a decidere se continuare a fare parte del Regno Unito. Per pochissimi punti percentuali la vittoria andò a coloro in cui prevaleva lo scetticismo nei confronti dell’autonomia, e fu proprio a partire da quella sconfitta che Nicola divenne leader dell’Snp (Scottish National Party), portando il suo partito ad occupare nelle elezioni dell’anno successivo 56 dei 59 seggi scozzesi nel Parlamento inglese, a Westminster. Un avvenimento molto importante per la politica scozzese e la sua leader fu la Brexit del 2016, con la quale l’UK decise di uscire dall’Unione Europea. Il voto nei territori scozzesi fu contrario a questa decisione (62%); un’altra motivazione importante per sostenere l’uscita dal Regno Unito e il conseguente ritorno in Europa. L’obiettivo principale della Sturgeon in tutta la durata dei suoi governi è stato l’indizione di un nuovo referendum per ottenere l’autonomia, un ideale politico perseguito fortemente, sempre nel rispetto del quadro normativo e legislativo inglese, ma invano.
Motivazioni politiche
La Corte Suprema inglese ha infatti negato al Parlamento scozzese l’autorità di indire un nuovo referendum senza l’assenso del governo Inglese, e dal momento che i conservatori sono da sempre contrari all’autonomia scozzese, ciò ha significato una netta opposizione al grande progetto della Sturgeon. Di risposta la premier aveva ipotizzato di considerare i risultati delle prossime elezioni tra il 2024 e il 2025 come una sorta di referendum de facto, ma il risultato delle elezioni non avrebbe nessuna rilevanza giuridica sulla questione dell’autonomia. Infine, l’altra fonte di problematiche interne al partito, è stato il veto imposto dal Governo di Londra al Gender Recognition Reform Bill, una legge che facilitava estremamente le procedure burocratiche per coloro che volevano cambiare genere sessuale: valida dai sedici anni in su, la legge avrebbe permesso una semplice autodichiarazione, senza consulto medico, per convalidare il cambio di genere. Ma questa proposta è stata per l’appunto bocciata dal governo di Rishi Sunak.

Le sue parole
Durante il suo discorso, la Premier si è dimostrata provata e commossa, parlando della stanchezza e del peso delle responsabilità che un lavoro come il suo ha implicato in tutti questi anni.
“Essere Prima Ministra della Scozia è il lavoro più bello del mondo, è un privilegio incommensurabile. Sono orgogliosa di essere la prima donna e la più longeva a ricoprire questa carica e sono molto fiera dei risultati raggiunti negli anni in cui sono stata alla Bute House (N.d.A. la Sturgeon durante la pandemia, dal momento che la sanità è un aspetto che già adesso la Scozia gestisce indipendentemente dall’Inghilterra, ha messo in campo una strategia molto migliore rispetto a quella dell’allora premier inglese Boris Jonson. Questo portò anche i sondaggi scozzesi a dichiarare il fronte autonomista in vantaggio).
Tuttavia, ho creduto che una parte del servire bene consista nel sapere quasi istintivamente quando è il momento giusto per lasciare il posto ad altri. E, una volta arrivato quel momento, nell’avere il coraggio di farlo, anche se a molti nel paese e nel mio partito potrebbe sembrare troppo presto. Nella mia testa e nel mio cuore so che quel momento è adesso. So che è giusto per me, per il mio partito e per il paese. Perciò oggi annuncio l’intenzione di dimettermi da Prima Ministra e da leader del mio partito. Questa decisione deriva da una valutazione più profonda e a lungo termine. […] Ho cercato di rispondere a due interrogativi. È giusto per me continuare? E, soprattutto, è giusto per il mio paese e per la causa dell’indipendenza a cui ho dedicato la mia vita? Questi lavori sono un privilegio, ma sono anche giustamente difficili, non concedono un attimo di pausa, e io sono un essere umano oltre che una politica. Dare tutto a questo lavoro è l’unico modo per farlo. Il paese non merita niente di meno. Il Primo ministro non è mai esonerato dal servizio, non c’è praticamente privacy, anche le cose ordinarie, che la maggior parte delle persone dà per scontate, come andare a prendere un caffè con gli amici o fare una passeggiata da soli, diventano molto difficili. E la natura e la forma del discorso politico moderno fanno sì che la vita di un politico sia molto più intensa rispetto agli anni scorsi. Se l’unica domanda fosse: posso combattere ancora per qualche mese, la risposta sarebbe sì, certo che posso. Ma se la domanda è: posso dare a questo lavoro tutto ciò che richiede e merita per un altro anno, per non parlare del resto di questa legislatura, dargli ogni grammo della energia di cui ha bisogno? La risposta, onestamente, è negativa. […] (N.d.A. la Sturgeon, in seguito ha spiegato come ormai la questione dell’autonomia sia giudicata sulla base di ciò che la gente pensa di lei, e questo può trasformarsi in una limitazione ai risultati).
Sono da sempre convinta che nessun individuo debba essere dominante per troppo tempo in un qualunque sistema. I miei ringraziamenti a mio marito e alla mia famiglia, al partito, che mi ha accolta quando avevo 16 anni, e al popolo. Quindi, al popolo scozzese, a tutto il popolo, che abbiate votato per me, o meno, sappiate che essere la vostra Prima Ministra è stato il privilegio della mia vita. Nulla, assolutamente nulla di ciò che farò in futuro potrà mai avvicinarsi a questo. Vi ringrazio dal profondo del mio cuore”.
Nicola Santacatterina
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