Successe oggi: il 20 novembre 1820 la nave Essex viene attaccata e affondata da un capodoglio

La partenza e l’affondamento

La nave faceva parte della flotta baleniera di Nantucket, una piccola isola nello Stato del Massachusettsl che basava la sua economia quasi totalmente su attività pescherecce. La Essex partì nell’agosto del 1819, guidata dal comandante George Pollard, che, dopo aver doppiato Capo Horn con una pesca ritenuta insignificante, decise di spingersi al largo del Pacifico. Bisogna sapere che il grasso di balena allora era molto richiesto per l’alimentazione di lampade e candele, poiché era poco costoso e puzzava meno di altri combustibili.

Era il 16 novembre quando la vedetta segnalò la vista di alcuni capodogli, con grande entusiasmo del capitano, che mandò subito tre lance. Una di queste venne capovolta da un maschio enorme, che secondo il racconto del primo ufficiale Owen Chase misurava 85 piedi in lunghezza. Lo stesso esemplare 4 giorni dopo si scagliò contro la Essex, squarciandone lo scafo. L’esitazione dei marinai permise al capodoglio di riemergere e attaccare di nuovo, segnando la fine della nave. Poiché l’affondamento della baleniera non fu immediato, l’equipaggio ebbe il tempo di raccogliere viveri sufficienti a un mese di navigazione. Si erano salvati tutti i 20 uomini dell’equipaggio, divisi su tre lance.

Il viaggio nel Pacifico

Approdati sull’isola di Henderson, tre marinai decisero di rimanere naufraghi, stanchi del viaggio; verranno soccorsi tre mesi dopo. Il resto dell’equipaggio, nella speranza di raggiungere le coste del Cile o del Perù, continuava il suo viaggio disperato nel Pacifico, un oceano conosciuto per essere senza vento, dalle correnti difficili e privo di risorse. Cominciò presto a scarseggiare il cibo, e per combattere la fame i superstiti ricorsero al cannibalismo dei compagni morti. Poiché comunque non era sufficiente, a 78 giorni dal naufragio venne loro un’idea che li perseguitò per il resto delle loro vite: uccidere un compagno estratto a sorte, in modo che gli altri potessero sopravvivere. Sebbene col grande rimorso di tutti, attuarono l’idea.

La fine dei sopravvissuti

Infine intorno all’11 febbraio 1821, a 650 km dalle coste del Cile, una nave salvò due sopravvissuti, il primo ufficiale Owen Chase e un marinaio; dopo una settimana, una seconda nave salvò il comandante Pollard e un altro marinaio, entrambi allo stremo delle forze. La terza lancia, con 5 uomini e il secondo ufficiale, dispersa durante una tempesta, non fu mai ritrovata. Il comandante e i marinai non navigarono più, mentre Chase partecipò ad altre missioni di caccia alle balene, nonostante in vecchiaia fu dichiarato malato di mente.

Nell’immaginario collettivo

Così si conclude la triste vicenda della Essex, che era stata nominata prima della partenza da Nantucket: “Nave Fortunata”. Questo triste evento colpì molto il pubblico ottocentesco; in particolare i resoconti del primo ufficiale Chase e di un ragazzo di cabina di nome Thomas Nickerson, sopravvissuto alla vicenda, sembra abbiano ispirato Edgar Allan Poe, che nel suo romanzo “Storia di Arthur Gordon Pym” riprese soprattutto l’episodio del macabro sorteggio, ed Herman Melville, il cui Moby Dick fu all’inizio un fiasco editoriale, per poi essere considerato nel tempo un capolavoro. I film ispirati a Moby Dick sono tanti, ma forse se la storia della Ellex vi suona familiare potreste aver visto “In The Heart Of The Sea” (2015). Il film, direttamente ispirato alla vicenda del 20 novembre, è stato diretto da Ron Howard, con Chris Hemsworth a interpretare l’ufficiale Chase, Cillian Murphy e un giovanissimo Tom Holland.

Emma Grazioli