Cari concittadini e concittadine,

oggi è stata ancora giornata triste per la nostra Democrazia, segnata da un’altra sconfitta, che seppur annunciata si va ad aggiungere alle altre che ci hanno già visto protagonisti. Domenica 12 e lunedì 13 febbraio si sono tenute le elezioni per la nostra regione, la Lombardia, e solo il 41% degli aventi diritto è andato a votare; solo 2/5 degli elettori hanno compiuto lo ‘sforzo’ di recarsi ai seggi, mettere una croce o scrivere un nome su una scheda, e imbucarla nell’urna, per poi ritornare nelle proprie case, più sereni per aver compiuto il proprio dovere.

Perché, cittadini, avete disertato in questo modo la chiamata della libertà? Avete forse perso la fede nella democrazia, oppure credete che spetti ad altri il compito di difenderla? Perché pensate di non poter essere protagonisti, di non essere importanti? Perché date per scontato che tanto la battaglia con o senza di voi avrà il medesimo esito, quasi sempre negativo e deludente? Perché vi ostinate ad essere invisibili e al contempo postate e ripostate immagini di voi in ogni luogo e in ogni momento?

Cari concittadini, è questa la Terra che abitate, quella dove io come voi pago le bollette e vedo il costo dell’elettricità salire e salire ancora; quella dove rimaniamo imbottigliati nel traffico, soffocati da nuvole grigie di smog; quella dove vediamo l’erba verde colonizzata da plastica e rifiuti di ogni tipo; quella dove ci sono uomini che dormono sotto i porticati o nelle stazioni avvolti da qualche logora coperta, sotto gli sguardi indifferenti della gente; quella dove tonnellate di liquami tossici vengono sparsi nei campi e le discariche sorgono come funghi nel paesaggio; quella dove si invecchia nelle sale d’attesa e chi lavora giunge a casa stanco e scontento, di ciò che ha fatto e del proprio stipendio; quella dove i letti dei fiumi rimangono vuoti, e quando piove invece l’acqua entra dalle finestre; quella dove i ragazzi si affidano alla violenza e alle sostanze stupefacenti per lenire le ferite della gioventù. A voi, dunque, piace questa Terra? Ne siete soddisfatti? Ritenete che non ci siano motivazioni sufficienti per scendere in campo, per intervenire, per scegliere chi ci dovrà governare?

Io sono arrabbiato con voi, voi che avete perso la speranza oppure vi chiudete nel guscio in cui avete sempre vissuto, con la compagnia dell’apatia; sono arrabbiato perché così facendo mettete in grande difficoltà coloro che sono rimasti a giocare un ruolo attivo nella società o che, come me, sono appena arrivati per farlo. Sono furioso, perché disinteressandovi del vostro presente, gettate al vento il vostro futuro e schiacciate il mio.

Io sono un diciassettenne che crede nella forza delle idee e delle persone, e oggi, ancora una volta, mi avete deluso: vi ho chiamato ma non c’eravate, vi ho cercato ma non vi ho trovato, vi ho aspettato ma sono rimasto solo.

E tu, professore, che non parli? Tu hai una grande responsabilità, perché sei guida e maestro, perché hai gli sguardi degli allievi puntati su di te, e cosa fai? Rimani in silenzio, non riempi l’aria delle tue parole così sagge.

E tu, politico, tu che dovresti riempire le piazze e portare soluzioni ai problemi delle persone, perché risuonano vuote le tue parole promettenti? Perché riempi le strade di manifesti con la tua faccia, se poi nessuno ha mai stretto le tue mani? Perché sei sotto i riflettori, ma appari così distante?

Cercate, vi chiedo, di smuovere le vostre coscienze; il mondo ha bisogno di voi, così come voi avete bisogno del mondo. Io vi supplico, guardatevi allo specchio e trovate la forza di lottare, di indignarvi, e il coraggio di agire, in modo serio e responsabile; il coraggio di trasmettermi la forza e la determinazione con la vostra presenza, con il vostro respiro, con l’ombra che mi proiettate davanti.

Rimango qui, in attesa, con lo sguardo fisso ora davanti a me, rivolto verso il futuro, ora dietro di me, alla incessante ricerca di voi.

Nicola Santacatterina