M – Il figlio del secolo

“Seguitemi. Anche voi mi amerete. Anche voi diventerete fascisti”: così si conclude il monologo iniziale di Benito Mussolini in M – Il Figlio del Secolo, la nuova serie Sky ispirata all’omonimo romanzo di Antonio Scurati. Gli eventi trattati vanno dalla fondazione dei fasci di combattimento (23 marzo 1919) al discorso di Mussolini in parlamento riguardo il delitto Matteotti (3 gennaio 1925), ma fin da subito non si presenta come un qualsiasi altro documentario o film sul fascismo, tutt’altro: la serie è di una modernità che fa paura. Questo perché l’obiettivo che si pone non è solo raccontare i fatti, ma far riflettere; e ci riesce. Parliamo innanzitutto del personaggio di Benito Mussolini, partendo dall’attore che lo interpreta: Luca Marinelli. Per assomigliargli è ingrassato di 24 chili, si è fatto tagliare le sopracciglia e i capelli per mesi e ha recitato con lenti a contatto e protesi al naso per ingrandirlo. Il lavoro è sorprendente: prendete una sua foto nella quotidianità e una nei panni di Mussolini, vedrete voi stessi che è irriconoscibile. Ora, con le tecniche del cinema moderno si poteva sicuramente trovare un’alternativa per i capelli, e anche per la costituzione. Ma per gli attori, cambiare fisicamente per un personaggio aiuta a entrarci; e Marinelli ci è entrato. Ha studiato attentamente i tic, le movenze, la retorica, l’accento, e ci propone un’interpretazione a dir poco favolosa. Ma per far riflettere non basta un attore bravo; allora Stefano Bises e Davide Serino, gli scrittori, e Joe Wright, il regista, ci hanno dato un personaggio che rompe la quarta parete di continuo, e spesso in modo ironico o esplicativo degli eventi e della sua persona. È lui a spiegarci i suoi piani, a evidenziare l’incoerenza sua o di altri personaggi, a spiegarci perché il fascismo funziona.

Grazie a questa narrazione, Mussolini qui non è solo il duce, non è solo un simbolo; è una persona vera, vista dal suo lato umano; e proprio vedendola dal suo lato umano, la capiamo e la respingiamo; e la sua figura viene smontata. E anche del fascismo si vedono i punti di forza e le grandi debolezze, le incoerenze, la gente disperata che ne fa parte.
“In questa ora putrida della pace, gli uomini della guerra senza più un posto nel mondo, congedati su due piedi come si congeda una serva, sono i miei uomini. […] È con il materiale scadente, con l’umanità di risulta, con gli ultimi che si fa la storia. Si attizza la loro rabbia, gli si mettono in mano le bombe, le rivoltelle. E con loro farò la rivoluzione”.
Elementi fondamentali, qui, sono l’ironia, che esprime appieno l’assurdità di certi eventi e aiuta ad alleggerire, e la violenza, fisica e sessuale, a volte difficile da guardare, ma necessaria in quanto è tra gli elementi caratterizzanti del Dopoguerra italiano. La scenografia e la fotografia hanno una funzione enorme, con le loro atmosfere cupe. Ho apprezzato tantissimo le scene in bianco e nero, non solo alternate a quelle a colori, ma spesso unite: i finestrini dell’auto, il soffitto, spesso diventano a loro volta narrazioni che accompagnano la vicenda principale. In generale, ci viene mostrato come un uomo assetato di potere, che di sbagli ne commette tanti, incoerente, violento e ninfomane, si è preso l’Italia; ed è vero che l’ha presa con la forza, ma tanti cuori li ha sinceramente conquistati. Sarebbe stato sbagliato ridicolizzarlo solamente, perché Mussolini, in un modo o nell’altro, il consenso lo ha saputo ottenere. E ci viene anche spiegato come, un po’ alla volta, si toglie la libertà alla gente e di come, spesso davanti all’evidenza, si faccia finta di non vedere, finché non diventa troppo tardi. E in questa narrazione, talvolta anche in modo evidente, ci viene proposta una riflessione: ma questi comportamenti, non ci suonano familiari? Non ci ricordano niente? Come dice lo storico Alessandro Barbero, quelli che si preoccupano di un possibile ritorno del fascismo non sono dei pazzi che temono che uomini con le camice nere entrino in casa loro con olio di ricino e bastoni, certo che no; però notano che vengono proposti disegni di legge come il ddl sicurezza; che si parla di legge di maggioranza; di stabilità governativa; è lì che qualche campanella suona. Il fine della serie è proprio questo, farci riflettere su quello che c’è stato e quello che può ripetersi, o che si sta già ripetendo. “Siamo ancora fra voi” dice Marinelli nella serie. Sì, Mussolini è il figlio del secolo. Ma di quale secolo?
Emma Grazioli
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