Robert Doisneau, il fotografo che raccontò Parigi
Fino al 14 febbraio 2024 sarà possibile visitare nel Palazzo della Gran Guardia a Verona la mostra dedicata al celebre fotografo francese Robert Doisneau, vissuto tra gli anni ‘10 e ‘90 del 1900. L’esposizione, curata da Gabriel Bauret, racconta oltre cinquant’anni di carriera dell’artista attraverso 135 scatti in bianco e nero provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge, nella periferia sud di Parigi, dove ha realizzato e conservato oltre 450.000 negativi. Al termine dell’esposizione è poi possibile vedere la proiezione di alcuni estratti dal film Robert Doisneau. Le Révolté du merveilleux di Clémentine Deroudille, per immergersi a pieno in quello che era il mondo dell’artista e quindi comprenderlo maggiormente.
Doisneau si avvicina alla fotografia grazie ad un periodo di apprendistato nello studio di André Vigneau. Dopo aver collaborato per quattro anni con la Renault, realizzando scatti meravigliosi per la società con lo scopo di pubblicizzarla, ma anche di raccontare attraverso le immagini il lavoro degli operai in fabbrica, decide di intraprendere un percorso indipendente documentando la seconda guerra mondiale e lavorando per campagne pubblicitarie e riviste, tra cui le più importanti Life e Vogue. Realizza anche altri progetti personali, come ad esempio Le regard oblique, una serie di foto scattate dall’interno di una vetrina che testimoniano la reazione dei diversi passanti alla vista di un quadro per l’epoca considerato osè.
L’artista però è conosciuto soprattutto per il modo poetico e straordinario con cui è riuscito a raccontare Parigi e le persone che la abitano, e lo fa cogliendo le più disparate sfumature che questa città ha da offrire: dai bambini che giocano per strada agli innamorati, dalla vita in periferia fino agli atelier di alta moda. È considerato uno dei padri fondatori del fotogiornalismo di strada e uno dei maggiori esponenti della corrente umanista della fotografia francese. Lui stesso sostiene che con la sua arte voleva mostrare un mondo in cui si sarebbe sentito bene e dove le persone sarebbero state gentili, e credo sia riuscito perfettamente a dimostrare che questa realtà può effettivamente esistere.
All’interno della mostra è possibile ammirare anche quella che, forse, è la sua opera più famosa, conosciuta e riprodotta al mondo: Le Baiser de l’Hôtel de Ville, che vede due giovani innamorati baciarsi di fronte al municipio francese, estraniandosi completamente dal contesto che li circonda e dalla frenesia della vita moderna.
Consiglio vivamente a tutti di visitare questa mostra perché credo sia un modo perfetto per avvicinarsi alla fotografia (o anche semplicemente di passare un bel pomeriggio), data la versatilità e diversità dei vari soggetti raffigurati. Penso che ciascuno possa trovare qualcosa in cui potersi riconoscere o un elemento che riesca ad emozionarlo e lasciarlo di stucco.
Carlotta Guerra
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