Russia vs Ucraina: atto II
Un anno fa la Federazione Russa invadeva i territori ucraini, dopo averli dichiarati culturalmente e storicamente legati a lei, confidando in un conflitto lampo e auspicando l’instaurazione di un governo fantoccio a Kiev. Tuttavia, dopo 12 mesi, è evidente che le previsioni fatte da Vladimir Putin e i suoi strateghi si sono rivelate errate: gli Stati Uniti, con il sostegno incondizionato dell’Europa, hanno risposto prontamente alla minaccia russa, attraverso le sanzioni e l’invio di armamenti all’Ucraina; il popolo invaso ha dimostrato una tenacia e resistenza ammirevole, combattendo strenuamente villaggio per villaggio, casa per casa, e Volodymir Zelensky, da comico e inesperto quale tutti lo credevano è divenuto il leader autorevole di una Nazione impegnata nella Resistenza.
La situazione
Il cuore del conflitto oggi è nel Donbass, la regione più orientale dell’Ucraina, russofona, che dal 2014 è contesa dalla Russia e che, pochissimi giorni prima dell’invasione, era stata dichiarata unilateralmente da Putin una regione autonoma. Siamo lontanissimi dai giorni in cui si vedevano colonne di carri armati in marcia verso Kiev e le milizie russe marciare nelle strade di Kherson, città dell’Ucraina meridionale a 500 chilometri da Kiev e vicina al Mar Nero. I russi sono stati infatti respinti dalla città, dopo che il referendum per annetterla ufficialmente alla Russia, in estate, aveva raggiunto una schiacciante maggioranza.
Si combatte nelle trincee una lunga e sfiancante guerra di posizione. In queste ore, in questi minuti, tutte le forze dei due eserciti sono impegnate nella città di Bakhmut, nel Doneck, importante punto strategico dell’Ucraina orientale che i russi stanno assaltando e bombardando senza sosta da settimane. La città è cinta d’assedio e pronta a cadere, anche se non ne rimarranno che macerie ed edifici smembrati.
La guerra, detto chiaramente, è in fase di stallo, nessuno vuole scendere a patti con l’avversario: l’Ucraina perché è uscita tutto sommato rafforzata dall’evoluzione del conflitto e, forte del sostegno americano ed Europeo, oggi crede di poter giungere ad una vittoria. Mentre la Russia non può sedersi al tavolo delle trattative per una questione di immagini e credibilità, anche interna. “L’operazione speciale”, come l’ha definita Putin, dovrà necessariamente concludersi almeno con la conquista completa del Donbass.
La guerra proseguirà, perché la Russia contrariamente alle aspettative degli economisti occidentali non è collassata su sé stessa e possiede ancora un solido arsenale e capacità militari numeriche sostanzialmente illimitate; l’Ucraina invece sta cercando sempre più di alzare le richieste militari in termini di qualità e potenziale offensivo.
Il gigante dormiente
Il Paese del Dragone, la Cina, in tutto questo periodo di tempo se n’è rimasto in disparte, rifugiandosi dietro una neutralità e un pacifismo apparentemente disinteressato. Eppure, all’alba del secondo e, a detta di Zelensky, vittorioso e decisivo anno di guerra, lo stato orientale più potente e influente è tornato a far sentire la propria voce convinta, e ha presentato un piano di pace a Vladimir Putin, alleato nel nuovo blocco bipolare in cui il mondo si è schierato.
Il piano si pone come obiettivo una de-escalation, ridando valore agli accordi e alle convenzioni internazionali, allontanando in ogni modo il rischio di un conflitto nucleare e proponendo una cancellazione di tutte le sanzioni alla Russia.
Il piano è articolato in 12 punti:
- Il diritto internazionale deve essere rigorosamente osservato. La sovranità, l’indipendenza e l’integrità territoriale di tutti i Paesi devono essere efficacemente sostenute.
- La sicurezza di una regione non dovrebbe essere raggiunta rafforzando o espandendo i blocchi militari. I legittimi interessi e preoccupazioni di sicurezza di tutti i Paesi devono essere presi sul serio e affrontanti adeguatamente.
- Il conflitto e la guerra non giovano a nessuno. Tutte le parti devono rimanere razionali ed esercitare moderazione, evitare di alimentare il fuoco, aggravare la tensioni e impedire che la crisi si deteriori ulteriormente o addirittura sfugga al controllo.
- Dialogo e negoziazione sono l’unica soluzione praticabile alla crisi ucraina. Tutti gli sforzi volti a una soluzione pacifica delle crisi devono essere incoraggiati e sostenuti. La comunità internazionale dovrebbe aiutare le parti in conflitto ad aprire la porta ad una soluzione politica il prima possibile e creare le condizioni e le piattaforme per la ripresa dei negoziati.
- Risolvere la crisi umanitaria. Le operazioni umanitarie dovrebbero seguire i principi di neutralità e imparzialità, non dovrebbero essere politicizzate. La sicurezza dei civili deve essere efficacemente tutelata e devono essere istituiti corridoi umanitari per l’evacuazione dei civili dalle zone del conflitto.
- Le parti in conflitto dovrebbero rispettare rigorosamente il diritto internazionale umanitario, evitare di attaccare civili o strutture civili, proteggere donne, bambini e altre vittime del conflitto, rispettare i diritti fondamentali dei prigionieri di guerra
- La Cina si oppone agli attacchi armati contro le centrali nucleari o gli altri impianti civili e invita tutte le parti a rispettare il diritto internazionale, inclusa la Convenzione sulla sicurezza nucleare ed evitare risolutamente incidenti nucleari provocati dall’uomo.
- Le armi nucleari non devono essere utilizzate e le guerre nucleari non devono essere combattute. La minaccia o l’uso di armi nucleari dovrebbero essere contrastati.
- Tutte le parti devono attuare pienamente ed efficacemente l’iniziativa per i cereali del Mar Nero firmata da Russia, Turchia, Ucraina e Nazioni Unite e sostenere l’Onu affinché svolga un ruolo importante in tal senso
- Sanzioni unilaterali e massima pressione non possono risolvere la questione, creano solo nuovi problemi. La Cina si oppone alle sanzioni unilaterali non autorizzate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite.
- Tutte le parti dovrebbero mantenere l’attuale sistema economico mondiale e opporsi all’uso dell’economia mondiale come strumento o arma per scopi politici.
- La comunità internazionale deve adottare misure pe sostenere la ricostruzione postbellica nelle zone del conflitto.
Il piano presenta ovviamente sia punti che posso essere graditi all’Occidente sia condizioni favorevoli alla Russia. Tuttavia, bisogna sottolineare che la NATO lo ha definito “non credibile”, mentre Borrell, Alto rappresentante per gli Affari Esteri dell’Unione Europea, ha dichiarato che non lo ritiene un piano di pace, ma “un documento di posizione dove la Cina ha messo insieme tutte le posizioni espresse fin dall’inizio” della guerra. Sono giunte esortazioni a rivolgersi non solo alla diplomazia russa, ma aprire un dialogo anche con quella ucraina, attraverso il ministro degli esteri Kuleba.
Risoluzione ONU
Il 23 febbraio, l’assemblea dell’ONU ha espresso il suo voto su una risoluzione riguardo il conflitto russo-ucraino, in cui si auspica il raggiungimento di una pace completa, giusta duratura in linea con la Carta delle Nazioni Unite, insieme ad una cessazione delle ostilità, con il ritiro immediato, completo e incondizionato delle forze militari russe. La risoluzione ha un valore pressoché simbolico, ma permette di avere una chiara rappresentazione di quali siano le alleanze e gli equilibri mondiali che si sono creati in seguito a questa guerra. I voti favorevoli sono stati 141, 7 i contrari e 32 gli astenuti. Oltre alla Russia, i no sono arrivati da Siria, Bielorussia, Eritrea, Corea del Nord, Nicaragua e Mali. Si sono invece astenuti, tra gli altri la Cina e l’India, le due superpotenze asiatiche, insieme a Iran, Cuba, Armenia, Kazakistan e Uzbekistan e molti paesi africani, come la Repubblica Democratica del Congo e l’Uganda.
È passato un anno, e siamo ancora qui a scrivere di stragi, distruzione e persone costrette a lasciare la propria patria, nel cuore dell’Europa: la domanda che i politici dovrebbero porsi è quanto ancora possiamo sopportare questa guerra, quanto ancora si possa procrastinare il momento delle trattative di pace. Il distinguo tra invaso e invasore è certamente fondamentale se crediamo nella giustizia, ma senza alcun dubbio fino ad oggi l’Occidente non ha cercato di stringere accordi. Forse è tempo di farlo, forse è tempo che il silenzio torni a regnare nei cieli dell’Ucraina.
Nicola Santacatterina
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