Nelle ultime settimane, negli ultimi giorni e ancor di più in queste stesse ore, un forte scontro sta animando il nostro Paese contrapponendo nuovamente il Governo del centrodestra ai sindacati, rappresentanti e tutelanti dei lavoratori. 

La miccia

La causa scatenante dell’ondata di scioperi e proteste, a detta dei sindacati, è da imputare alla manovra economica del Governo, attualmente allo studio delle Commissioni del Parlamento, la quale deve essere approvata entro la fine dell’anno e rappresenta il programma degli investimenti che la maggioranza intende attuare nel 2025. Il sindacato maggiormente critico nei confronti del Governo è la CGL, Confederazione Generale Italiana del Lavoro, fondata nel 1944 e protagonista fin dagli albori della prima Repubblica, ideologicamente vicina alle istanze socialiste. La CGL negli anni 50’ del secolo scorso si divise in altre due organizzazioni, che differivano nell’approccio verso il mondo del lavoro e le istituzioni. Dalle scissioni nacquero la CISL, Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori, di carattere cattolico e storica collaboratrice della Democrazia Cristiana; e la UIL, Unione Italiana del Lavoro. 

In merito alle recenti proteste, occorre dire che quest’ultima si è allineata alla CIGL, in opposizione al governo, mentre la CISL ha giudicato positivamente gli incontri con i rappresentanti governativi, considerando sufficienti le misure a sostegno dei lavoratori.

Le motivazioni secondo il leader della CIGL, Maurizio Landini, risiedono in primis nel fatto che le parti sociali non sono state adeguatamente consultate nella fase di stesura della manovra e sono state dunque convocate a Palazzo Chigi solo quando la legge era già stata delineata; in secondo luogo, più specificatamente, la Manovra sarebbe priva di un vero e proprio piano industriale; non tutelerebbe la crescita dei salari dei lavoratori e lascerebbe senza risorse il settore strategico della sanità. I dati forniti dal sindacato parlano di oltre il 70% di adesione in tutti i settori del trasporto pubblico (ad eccezione del trasporto ferroviario, che è stato appositamente salvaguardato), dei servizi pubblici, come la scuola e la sanità, e infine gli stabilimenti privati. 

Hanno suscitato particolari polemiche le parole del segretario generale della CIGL, il quale nella mattinata di venerdì 29 novembre aveva dichiarato di voler “rivoltare il Paese come un guanto” e, rispondendo alle parole del Ministro degli Esteri Tajani che aveva definito il suo tono “fondamentalista”, aveva risposto: “Noi pensiamo a un paese dove c’è zero evasione fiscale, zero precarietà, zero morti sul lavoro, zero sfruttamento, zero lavoro nero. È essere fondamentalisti questo o è essere stanchi?”

La risposta 

Non si è fatta attendere la risposta delle istituzioni: il Ministro Salvini infatti ha precettato lo sciopero generale di 8 ore che era stato indetto dai sindacati, dimezzandone la fascia oraria per quanto concerne il trasporto pubblico. Vale la pena precisare che la possibilità di precettare uno sciopero sindacale, vale a dire limitarlo per motivi di ordine o benessere pubblico, fu introdotta nel 1990 all’interno di una legge che cercava di coniugare l’articolo 40 della Costituzione, che appunto consente lo sciopero, con gli articoli che riguardano i diritti inalienabili dell’uomo, come ad esempio proprio il diritto al lavoro di cui si parla nell’articolo 2. 

La narrazione del Governo è che i sindacati, da quando questa legislatura ha preso inizio, si siano accaniti contro la maggioranza e abbiamo cominciato a proclamare scioperi e mobilitazioni a catena, non tutelando realmente i lavorati ma anzi mettendo in difficoltà il mondo del lavoro che è costantemente costretto a fermarsi. Inoltre, lo scontro tra il Ministro Salvini e il segretario Landini si è acuito ulteriormente a seguito di ciò che è successo nel giorno della mobilitazione a Torino, in piazza. I manifestanti ProPal, che sostengono da sempre le ragioni della Palestina, si sono infatti infiltrati e hanno bruciato le immagini dello stesso Salvini e della Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, accusandoli di avere le mani sporche di sangue a causa del loro sostegno ad Israele. Si sono resi inoltre protagonisti di alcuni scontri con la polizia, schierata con il compito di assicurare la pubblica sicurezza. Degenerazioni del libero esercizio di protesta che stanno assumendo preoccupantemente dei connotati sempre più frequenti.

Personalmente ritengo che il compito naturale dei sindacati sia certamente quello di cercare di tutelare i lavoratori e i loro diritti, tuttavia quello che mi fa storcere il naso è il fatto che lo sciopero sia diventato il mezzo principale per comunicare e far sentire la propria voce in merito alle grandi questioni del mondo del lavoro. Mi appare assai deludente che i sindacati, in particolare quelli che indiscutibilmente sono in sintonia con i partiti all’opposizione, si siano arresi di fronte alla possibilità di giungere ad un dialogo costruttivo e soprattutto strutturale per migliorare il nostro Paese e farlo crescere. Riassumendo il tutto con una domanda retorica che ho sentito rivolgere da un giornalista in una trasmissione serale e che ho apprezzato molto: “Non penseranno mica di riscrivere la Manovra nelle piazze?”. 

Il 13 Dicembre comunque è stato proclamato un ulteriore sciopero generale, con tutte le polemiche e le dispute verbali annesse. Aspettiamoci un nuovo disdicevole muro contro muro, sperando che la violenza, almeno stavolta, sarà solamente un lontano ricordo.

Nicola Santacatterina